Eccomi qui, con la seconda parte dedicata alle meraviglie del Castello di Sammezzano. Se vi siete persi la prima parte, potete trovarla nel post precedente e vi consiglio di leggerla prima di affrontare questo secondo post.
Ci eravamo lasciati al piano nobile, appena l’attimo di riempirci gli occhi di meraviglie, beh, riprendiamo!
Il castello di Sammezzano e la sua storia
Le origini del Castello vengono fatte risalire all’epoca romana. Quello che vediamo oggi, è la grande opera del marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona che trasformò ed ampliò l’edificio preesistente nel periodo di tra il 1843 e il 1889, dedicando praticamente tutta la sua vita ad esso.
Ferdinando Panciatichi nacque a Firenze il 10 marzo 1813. Fu per Sammezzano non solo il proprietario ma anche il suo committente e curatore. Si improvvisò ingegnere, architetto e geologo, sebbene non avesse alcuno di questi titoli.
Era un uomo eccentrico, un dandy per come mi venne descritto, appassionato di tante cose tra cui l’arte orientale, di cui era letteralmente affascinato. Non solo, era esperto di scienze, era un mecenate, collezionista e appassionato di Giuseppe Verdi.
Aveva una poliedricità di interessi e gusti che sono stati tutti riversati all’interno del castello, in cui ai colori sgargianti si sommano scritte, citazioni, frasi in latino e frasi del corano, note musicali, simboli di ogni tipo, tutti con una logica particolare.
Vi confesso che è passato tanto tempo e non ricordo bene il percorso completo che abbiamo fatto ma mi ricordo le sale, le loro caratteristiche e particolarità.
Appena entrati, ci siamo fermati nella cosiddetta Sala delle Colonne in cui la guida ci ha fatto una prima presentazione del castello e del marchese. Ci ha spiegato la sua opera e le sue ambizioni, voleva creare qualcosa di unico e irripetibile, e lo aveva proprio dichiarato in quella sala, in cui una scritta sopra la porta recita:
“NON PLUS ULTRA”
Questa sala ci fa subito capire lo stile orientaleggiante del castello e le grandi ambizioni del marchese.
Cambio di sala e subito uno stile completamente diverso. Entriamo in una serie di sale completamente bianche, candide, che contrastano con il tripudio di colori della sala precedente. Qui le note colorate sono offerte dalle vetrate che proiettano sulle pareti giochi di luce bellissimi. Alle diverse ore del giorno si possono ammirare diverse sfumature.
Una di queste sale, rotonda e molto grande, la Sala Bianca, probabilmente la riconoscete per una scena de Il racconto dei racconti, film che è stato in parte girato proprio a Sammezzano.
Proseguendo si capisce la complessità di quel luogo, si passa da una sala all’altra, tutte simili ma con peculiarità diverse, si passa per corridoio riccamente decorati dove versi religiosi si fondono con motti in latino ed italiano, è un vero viaggio nella letteratura e nel tempo.
Un’altra grandissima sala che ci ha lasciato tutti senza fiato e la Sala dei Gigli. Alte colonne sorreggono un soffitto magnifico, non la smettevo di fotografarlo. Qui il bianco, i colori e le vetrate si fondono tutt’uno. L’immagine del giglio è riproposta sulle colonne e in ogni motivo delle pareti, in una fitta trama arabeggiante.
Vero “plus ultra” del castello, secondo me, è la Sala dei Pavoni. Un arcobaleno di colori, disposti proprio come se fossero un sovrapporsi di code di pavone, impreziositi da ricami floreali. Non sarei mai uscita da quella sala, piccola di per se, non è grandissima, ma in ogni parete di scopre un dettaglio.
Le sale continuano in un alternarsi di bianco e di colori arcobaleno. In alcune delle sale bianche, la decorazione è talmente minuziosa che pare di essere circondati da pizzi e merletti attaccati alle pareti, e non stucchi!
Culmine della visita, la piccola chiesa del Castello di Sammezzano.
Non una chiesa qualunque ma un connubio di religioni, dove tutti i simboli delle varie dottrine si uniscono in un unico messaggio di pace collettivo, secondo l’esplicita volontà del marchese.
Non è quindi una cappella tradizionale ma qualcosa che a mio avviso è più alto, più filosofico, è una vera riflessione sulle nostre credenze e sui simboli connessi.
Non volevo uscire
È un luogo talmente ricco di particolari, che bisognerebbe passare giorni, settimane forse per poterli esplorare tutti e soprattutto abbiamo solo visto una piccola parte di quello che è la vastità delle stanze del castello.
Il piano superiore infatti, presentava le varie camere da letto, camere realizzate quando il castello era un hotel. Peccato però che i danni strutturali non permettano a tante persone di salire, per motivi di sicurezza.
Inoltre la struttura solo di recente si è dotata di un sistema di sicurezza, prima era completamente lasciata sola, e molti vandali sono entrati, devastando tutto e sporcando ogni cosa, rendendo molte sale uno spettacolo poco dignitoso.
Non mi dilungherò su questo, penso concorderete tutti con me su cosa pensare di questo tipo di persone. Fortunatamente i volontari del comitato, sono sempre stati abili nel cercare di preservare questo luogo così fragile e poterlo comunicare a noi e farlo conoscere.
Parlando del Castello di Sammezzano, si parla anche di aste e vicende burocratiche varie, e tentativi del Fai… ma nei fatti continuano a lasciare il castello nel più totale abbandono.
La mia speranza è che ritorni a splendere come un tempo, lo spero proprio, perché il Castello di Sammezzano rappresenta davvero qualcosa di unico nel panorama italiano, e la sua particolarità non dovrebbe ne essere abbandonata ne lasciata passare inosservata.
#StayCappellacci
4 pensieri su “Visitare il castello di Sammezzano: un’esperienza unica che voglio assolutamente ripetere Parte 2”
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Bellissimo spero di poterci andare anche io grazie per avermelo fatto conoscere
Grazie a te!
Poter far conoscere questo luogo a più persone possibili, è il primo passo per poterlo far riaprire un giorno!
Che meraviglia!! Che tripudio di colori! Spero di poterlo visitare un giorno!!
La speranza è comune a tante persone, io spero tanto di ritornarci! E soprattutto, spero si possa trovare una giusta soluzione per questo catello e che venga effettivamente curato e restaurato come merita!