Quando i ragazzi de I Luoghi dell’Abbandono fanno una mostra, so già che è una garanzia. Le loro mostre immersive sono un nodo allo stomaco, qualcosa di unico ed inimitabile e lo stesso vale per la mostra sul Vajont a Rovigo: Vajont – l’onda della morte nell’ex ospedale psichiatrico di Granzette.
Sapevo di questa mostra già da mesi e dopo aver visto Il silenzio assordante di Chernobyl ho deciso di immergermi nella mostra dedicata al Vajont e confesso che ero anche molto curiosa di conoscere la struttura dell’ex ospedale psichiatrico che tanto aveva fatto parlare di se.
Cosa sapere prima della mostra Vajont – l’onda della morte
Non adatta ai deboli di cuore è una mostra forte, ci sono manichini per terra che sembrano cadaveri, brandelli di mani e braccia di plastica, è qualcosa che suggestiona, soprattutto se ci si proietta a quel momento, quel momento quando
Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.
C’è fango, tanto fago, e vi verranno dati degli stivali di gomma e potete lasciare in una sala apposita le vostre scarpe ma nel caso, vi suggerisco quasi quasi di presentarvi già con gli stivali, così da essere già belli che preparati.
Altra nota tecnica è il parcheggio. C’è un parcheggio segnalato appena entrati nel cancello dell’ex ospedale e nel caso non ci fosse posto, tutta la zona è piena di aree per parcheggiare, solo attenti a non mettere la macchina nei parcheggi per residenti (che sono comunque segnalati).
Ultima nota tecnica, il costo del biglietto è di 5€, pochissimo visto il gran lavoro che c’è dietro.
Come si struttura la mostra sul Vajont a Rovigo
Si vede il grande lavoro per creare questa mostra. È incredibile, è memorabile e unica nel suo genere.
Una volta fatti i biglietti e indossati gli stivali, diversi video ci guidano nella prima sala, sono alcuni video dell’epoca introduttivi, per avere chiaro il contesto in cui ci troveremo.
La mostra è suddivisa in tre parti. La prima parte racconta la costruzione della diga, i lavori, le perplessità e l’entusiasmo davanti a quest’opera.
Poi si percorrono le scale che portano al primo piano. L’acqua scende copiosamente e si arriva alla seconda parte, il crollo.
La distruzione e la desolazione regnano mentre si cammina tra il fango e tra i manichini riversi con il capo all’ingiù.
Diverse fotografie dell’epoca ci raccontano cos’è successo e una parete è riempita con i nomi di tutte le vittime.
È angosciante.
Una situazione tragica e drammatica, cercando di rivivere gli attimi vissuti dai soccorritori che si sono trovati davanti ad un inferno di acqua e fango.
Sono le scale che riportano all’ultima sezione.
La ricostruzione di un paese intero, la ricostruzione degli animi delle persone, distrutti la prima volta dall’onda e una seconda volta dall’andamento dei processi.
Qui tanti documenti, video, pagine di giornale raccontano l’umore di quel periodo, la rabbia delle persone ma anche la voglia di ricominciare.
Ed è così che finisce la mostra.
Perché andare a vedere la mostra Vajont – l’onda della morte
Perché serve vederla, serve sapere cosa è stato, serve ricordare.
E anche perché mostre del genere meritano di essere conosciute non solo per il grande lavoro che c’è dietro ma proprio perché queste soluzioni espositive sono il futuro e dobbiamo conoscerle ed imparare.
La mostra Vajont – l’onda della morte
Si trova all’ex sopedale psichiatrico di Granzette a Rovigo
Una mostra itinerante confermata fino ad aprile ma al sito de Le mostre dell’Abbandono troverete tutti gli aggiornamenti su questa e le altre mostre in corso.
Per conoscere la mostra il Silenzio Assordante di Chernobyl vi lascio qui il link
#StayCappellacci
6 pensieri su “Vajont – l’onda della morte. La mostra a Rovigo”
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Mia nonna mi raccontava spesso del Vajont perché mio zio, fratello di mia madre, era un alpino quando accadde la tragedia e partecipò ai soccorsi, non dimenticando mai quell’orrore.
Bellissimo questo articolo! Non conoscevo questa mostra, trovo che sia molto interessante e da visitare assolutamente, per conoscere e non dimenticare. Credo proprio che, non appena questo periodo complicato sarà passato, andrò assolutamente a vederla!
Merita, questi ragazzi sono bravissimi nel fare mostre immersive
Come sai, ho avuto anch’io il piacere di visitare questa mostra, struggente, ma preparata in maniera magistrale come sempre. Come dici tu, i ragazzi de I luoghi dell’abbandono sono sempre una garanzia
Sono di una abilità rara nel realizzare le mostre!