Non è facile da raccontare, soprattutto con una mostra, avevo visto qualche scatto su facebook ma restavo ancora un po’ scettica, volevo andare a vederla di persona per capire di cosa si trattasse e sono rimasta davvero colpita dal magistrale lavoro dietro a il silenzio assordante di Chernobyl, a Bondeno dal 1 novembre 2017 al 17 dicembre 2017.
Il titolo lo dichiara, un silenzio assordante, il silenzio di una città fantasma vittima di una delle più grandi catastrofi del secolo scorso che eppure, nel suo abbandono, fa ancora tanto rumore.
Quando si parla del disastro di Chernobyl, non si può mai dire che “il peggio è passato”,
è stata una tragedia di così grandi ripercussioni sulle persone e sulla terra, che ancora oggi non possiamo dire: “bene, è andata, ora rimbocchiamoci le mani e ricostruiamo” perché il terreno è ancora radioattivo e la polvere che ricopre ogni piccola cosa nel paese, è un male letale e silenzioso, una minaccia invisibile ancora presente nelle città di Chernobyl e nelle zone limitrofe, come Pryp’jat’, una cittadina a pochi passi dalla centrale nucleare di Chernobyl, protagonista delle foto e della ricostruzione fatta da i ragazzi de I luoghi dell’abbandono.
La mostra il silenzio assordante di Chernobyl
Mauro e io siamo arrivati in quel di Bondeno, abbiamo parcheggiato la macchina proprio in Piazza Aldo Moro, nel parcheggio di fronte alla scuola abbandonata che fa da contenitore alla mostra “il silenzio assordante di Chernobyl”.
Ho capito che le premesse erano buone fin da subito: da una porta socchiusa dell’ex scuola provenivano delle urla, nelle pareti esterne e sulla recinzione, erano appesi manifesti comunisti, mentre nel giardino bidoni dei rifiuti tossici erano sparsi ovunque: la tensione è già palpabile fino ad arrivare all’entrata, dove un manichino in maschera NBC, attende all’ingresso.
Siamo entrati, abbiamo fatto il biglietto, 5€, e abbiamo iniziato!
La mostra, come dichiarato nella locandina, è un percorso multisensoriale in cui le foto dei fotografi che sono stati a Pryp’jat’ sono circondate da dei veri e propri set, allestiti dall’associazione per ricreare le abitazioni, le scuole, le vie, gli ospedali della cittadina.
È una escalation di drammaticità: si parte in modo distaccato con la notizia del disastro al telegiornale di Rai 1 e si prosegue con i titoli dei giornali. I corridoi alternano vestiti di bambini a maschere antigas mentre il pavimento cosparso di foglie e piccoli pallini di polistirolo, vuole segnalare la polvere radioattiva cosparsa su tutto.
Da una visione distaccata, dell’italiano che segue la catastrofe sui media, si arriva in città, una città abbandonata, in cui le persone sono state evacuate in fretta e furia con i soli vestiti che avevano in dosso. I vari set presentano situazioni congelate nel tempo alternate alle dinamiche e alla successione dei fatti.
Procedendo, dai luoghi si passa alle persone, ai bambini, tutto resta immutato, congelato in un attimo come le bellissime fotografie appese alle pareti.
Eravamo tutti in silenzio. Parlavamo a bassa voce, quasi per non perdere l’atmosfera che si era creata. Sembrava di camminare tra le vere macerie di un paese dopo il disastro, un disastro che, come ci ha spiegato un membro dello staff, è presente ancora oggi, non solo per il terreno, ma perché quando i fotografi sono andati a Pryp’jat’, hanno trovato molte abitazioni vuote, senza mobilio e oggetti… Ci sono stati furti, molti oggetti sono finiti nei mercati dell’usato e rivenduti, molte macchine sono state portate al ferrovecchio e i pezzi riutilizzati… tutte cose ancora radioattive, non decontaminate, ancora un rischio per le persone.
Distrugge vedere tutto questo. O meglio, si sa cosa è successo, lo sappiamo tutti, ma incredibilmente, la mostra il silenzio assordante di Chernobyl è riuscita a trasportarmi la, a vedere i volti dei bambini e a trasalire ad ogni manichino con la maschera NBC, mannaggia ai manichini mannaggia!!
Al di la di ogni mia aspettativa, la mostra è anche molto lunga e si dipana su più piani della ex scuola abbandonata.
Visitarla con poca gente poi, rende tutto molto più suggestivo e spettrale, come quel lungo corridoio pieno di manichini seduti, in fila, che ricorda tanto una scena di Resident Evil Biohazard, ma non voglio divagare, restiamo sul pezzo: le promesse sono mantenute, è davvero una mostra che coinvolge tutti i sensi e anche i sentimenti.
È educativa, racconta cosa è stato e racconta i rischi che il nucleare può comportare. Racconta le persone, gli sfortunati protagonisti di quei luoghi, tramite ricostruzioni, oggetti e video.
Una volta usciti, rivedi la piazza di Bondeno, il parco giochi, e ti domandi se per caso non hai fatto un salto spazio temporale.
Quindi
Si, merita, tanto tanto tanto. Le mostre non sono solo quadri e storia antica ma devono essere anche riflessione e attualità. La mostra il silenzio assordante di Chernobyl è una delle migliori mostre che ho visto finora, perché non è solo il singolo oggetto che deve colpire, ma il contesto, la mostra deve emozionare, trasportare, coinvolgere direttamente l’animo del visitatore e questa lo ha fatto.
Quindi non solo vi consiglio di vederla, ma lo consiglio anche a chi organizza le mostre di mestiere, per imparare un pochino come si coinvolgono le persone.
6 pensieri su “Il silenzio assordante di Chernobyl: a Bondeno, una mostra che fa rumore”
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Ciao volevo dirti che questo fine settimana andrò a vedere questa mostra con mio marito. L’abbiamo deciso dopo aver letto il tuo post…ho pensato di dirtelo perché credo sia una soddisfazione x te. Grazie
Più che una soddisfazione, è un vero regalo! Grazie mille!
Fammi poi sapere se la mostra ti è piaciuta!
Buona giornata 🙂
Ciao… Volevo dirti che la mostra mi è piaciuta moltissimo. Come dicevi tu, speriamo che molte altre persone abbiano l’occasione di visitarla perché merita proprio. Grazie ancora!
Grazie a te!! 🙂
Si hai colto nel segno: l’arte serve proprio per far pensare e per far emozionare!
Grazie per il bellissimo racconto: quando è successo, io ero piccola ma me lo ricordo chiaramente. Ora che sono cresciuta, è tempo di capire.
Grazie a te!
Non lo avrei mai pensato, ma questa mostra mi ha davvero colpito, non è solo coreografia ma vuole proprio dar comprendere, davvero un gran lavoro!